“CALATI JUNCU CA’ PASSA LA CHINA”
(Piegati giunco che passa la piena)
PRÓLOGO
La vita al tempo del Coronavirus
È arrivata questa pandemia e la vita all’improvviso sembra essersi ristretta: le persone tutte confinate in casa sembrano mele secche accartocciate su se stesse. Non tutte però: solo le più fragili ed indifese. Alcuni anziani, i malati, i diversamente abili, i disoccupati, gli ex lavoratori in nero… tutti coloro che dipendono dagli altri per la loro sussistenza o tutti coloro che da anni vivono uno stato di precarietà, ma che comunque hanno imparato a conviverci cercando fuori casa delle soluzioni che se pur precarie hanno loro permesso un minimo di sussistenza.
Ma ora con il coronavirus anche questo è finito: tutti soli con sé stessi ed allora ognuno prova ad attingere risorse e talenti spesso dimenticati. Siamo in guerra con un nemico invisibile che vuole rubarci non solo la vita e la salute ma anche e soprattutto l’anima e mai come in questi tempi la parola d’ordine dovrebbe essere: Resistere, Resistere, Resistere!
Trovarsi ristretti in uno spazio chiuso a volte porta ad un curioso fenomeno di dilatazione del tempo, come se i confini spazio-temporali si allentassero per diventare altro: restiamo sospesi tra un passato-presente forse chiave dell’interpretazione di un futuro non più programmabile ma intravisto come una landa nebbiosa in una terre sterminata. Così è stato per me: ho cominciato a vedere la vita vissuta finora come quei complicati castelli di Lego costituiti da tanti pezzi assemblati con un lavoro certosino portato avanti nel tempo, ma poi arriva qualcuno e paf… con una manata ti distrugge tutto!
Ed allora è diventato impellente e naturale ripartire da quel pezzo di Lego da cui ad incastro è partita ogni storia ed a quel punto, per quando verrà il tempo della ricostruzione, è impellente e necessario ritornare indietro nella memoria, per salvaguardare il percorso di una vita, di ogni vita, delle singole vite che, tutte assieme come il fluire delle maree, determinano i corsi e i ricorsi della storia.
Dedico questo rimembranze a mio figlio, la persona più cara al mio cuore: perchè possa ritrovare in esse una parte delle sue radici per trovare un senso a ciò che sembrava privo di senso o peggio pieno di aridità e mancanza di amore, con l’augurio che possa riprendersi ed andare avanti come ha sempre fatto, anche nei momenti di buio più profondo.