Era di Maggio… Benvenuti a Palermo…
Qui sono passati molti popoli, fenici, romani spagnoli. francesi, arabi, normanni, ciascuno ha lasciato qualcosa qualcuno ha preso qualcosa: i siciliani hanno sempre accolto tutti a braccia aperte, senza fare distinzione tra amici e nemici.
Questione di DNA, forse, o più probabilmente retaggio coloniale. Gli americani arrivarono per ultimi nel 1943, come avamposto delle truppe alleate anglocanadesi ma da subito fecero il botto: infatti cominciarono a sganciare bombe sul capoluogo siciliano il 3 febbraio. Solo a maggio però centinaia di bombardieri preparano l’apocalisse, che presto arriva.
Da dicembre del ’42, prima dell’ iniziò dei bombardamenti su Palermo, tutti i cugini di Teresa: Pietro, Silvestre, Giuseppina, Filippo e Vittorio si erano trasferiti con la famiglia nella tenuta di Torre Sperlinga. Gli eredi della famiglia Cuffaro sono adesso tutti riuniti come in un’unica famiglia nel vecchio feudo venduto nel 1919 dal barone Gaetano De Stefano al cavaliere Cuffaro, vendita poi perfezionata nel 1931 con l’entrata degli altri fratelli nell’acquisto.
Al fratello Domenico, padre delle sorelle Cuffaro, era toccata la parte marina della proprietà, zona Fondachello. La tenuta adesso è come un piccolo villaggio, diviso tra la zona collinare, che dalla torre si estende a nord compreso il feudo del principe Valdina, per arrivare a sud fino alla riva del mare. Quasi ogni giorno qualcuno dei cugini s’inerpica o scende per un sentiero sdruccioloso: i cugini sono molto affiatati tra loro e stanno insieme volentieri.
Il 3 febbraio cominciarono i primi bombardamenti su Palermo e Matteo, con il pretesto di proteggere delle donne sole si era offerto da subito per accompagnare gnà Mariuccia e le figlie ai rifugi, che non erano siti specifici come i sotterranei di Palermo, ma piuttosto cave di tufo dismesse numerose nella zona. Servivano ottimamente allo scopo ma non era sempre agevole accedervi specie per una donna anziana come la nonna che fu molto grata a Matteo per essersi offerto di aiutare lei e le sue figlie ogni volta che suonava l’allarme.
Nei mesi successivi, i bombardamenti su Palermo continuano incessanti e nei paesi vicini si susseguono gli allarmi. Il 18 aprile arriva una tregua, nessuno immagina che nel frattempo centinaia di bombardieri stanno preparando l’apocalisse che presto arriverà. Quando si sentono suonare le sirene d’allarme Matteo c’è sempre, pronto ad aiutare gnà Mariuccia e le figlie: si reca sempre più spesso da nonna Maria e non solo per portare le vettovaglie, a volte si ferma a mangiare e pian piano diventa come uno di famiglia. Così, anche Teresa iniziò a guardarlo con occhi diversi: appariva lusingata dalle sue attenzioni ed era sempre più cedevole al suo corteggiamento
Era il 9 maggio 1943, quando 222 bombardieri angloamericani scaricarono su Palermo 1.114 ordigni da 227 chili: volavano troppo alto per la contraerea dislocata alle falde di Monte Pellegrino e fu il disastro. Nessuno dei suoi quartieri viene risparmiato. Il centro storico e monumentale fu ridotto in macerie con ordigni incendiari come le bombe al fosforo che riprendevano a bruciare anche dopo spente.

Il 9 maggio 1943 Palermo è la prima città in Italia a sperimentare il bombardamento a tappeto.
L’attacco Anglo-americano prosegue evitando la difesa antiaerea di Capo Zafferano, tra Bagheria e Porticello, luogo vicino alla tenuta dei fratelli Cuffaro, e bombarda l’aeroporto di Boccadifalco, mettendo fuori combattimento i settanta aerei parcheggiati sulla pista. Nella notte dello stesso 9 maggio, 23 bimotori Wellington gettano ancora 76 ordigni esplosivi sulle zone altamente edificate. Palermo è ridotta in macerie senza più vie di comunicazione. La città è allo sbando, facile preda di sciacalli di ogni genere. Il bilancio ufficiale delle vittime fu però relativamente basso:solo 373 morti, perchè gran parte dela popolazione era “sfollata” tra campagne e paesi vicini.
La notizia del bombardamento a tappeto della città di Palermo ridotta in macerie il 9 maggio del ’43, arriva come un fulmine a ciel sereno perchè nessuno se lo aspettava. Perché Palermo fu bombardata così? Perché eravamo in guerra, dalla parte sbagliata per giunta! E perché la distruzione della città doveva servire da esempio per tutti gli altri italiani che non si mettevano dalla parte degli Alleati.

Il paradosso tutto siciliano fu che dopo che gli americani ridussero in macerie il capoluogo dell’isola, meno di due mesi dopo, quando sbarcarono nell’isola, gli abitanti corsero festanti ad accoglierli come liberatori. Un altro paradosso è che dopo 77 anni, le macerie di un quartiere a ridosso del porto sono ancora là! Forse le ultime rimaste in Europa.
Furono molti i fantasmi dell’orrore che nel secondo conflitto mondiale sembrarono annientare quel barlume di umanità che ancora sembravano sopravvivere nell’uomo: ai bombardamenti aerei a tappeto che fecero strage dei civili, dalle bombe incendiarie al al fosforo, dall’annientamento di interi battaglioni (per lo più italiani e romeni) mandati allo sbaraglio nei Balcani, in Grecia e nella campagna di Russia, senza neanche l’equipaggiamento adatto, dalle atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki ed ancora all’orrore della Shoà e delle Foibe…
Alla fine il nazismo venne sconfitto ma, a guerra finita, con la costruzione del muro di Berlino il comunismo, una dittatura antiumana non meno pericolosa di quella precedente si sostituì ad est. Questi avvenimenti lasciarono uno sgomento indelebile nella memoria dei sopravvissuti.
Note storiche sul bombardamento nel ’43
Quell’anno la II Gerra mondiale era ad un punto di svolta: gli Alleati dopo la campagna vittoriosa in Africa, programmavano lo sbarco in Sicilia ma prima avevano deciso di terrorizzare gli abitanti delle città popolazioni nemiche per indurli e a pressare sul governo e chiedere la resa: l’aviazione americana ha applicato quindi la tecnica del “bombardamento a tappeto”, e in virtù della sua importanza strategica la Sicilia diventa la prima regione a sperimentarne gli effetti devastanti e Palermo è la prima città italiana ad essere ridotra in macerie da un bombardamento a tappeto.
Il 3 febbraio 1943 una formazione di trenta bombardieri colpisce il porto, ma anche piazza Magione e corso dei Mille sino ad arrivare a Villabate. L’intento era quello di sfiancare i tedeschi presenti militarmente nell’isola con i reparti di contraerea di stanza a Monte Pellegrino e Capo Zafferano. Il bilancio è di 98 morti e 297 feriti.
Il 1° marzo, in pieno giorno, due formazioni per complessivi trentasei bombardieri di nuovo attaccano il porto e l’entroterra urbano. Per tutto il mese di aprile i bombardamenti continuano incessanti, il rifugio di via Monte Pellegrino è centrato il 15 aprile, i morti sono 92;
il 18 aprile ventidue Fortezze volanti provenienti dall’Algeria bombardano i quartieri attorno al porto anche con ordigni incendiari al fosforo e devastano i Cantieri navali, gli scali ferroviari, il deposito dei tram, chiese ed edifici pubblici importanti. Le comunicazioni risultano paralizzate.
Dopo i bombardamenti del 18 aprile ci sono giorni di tregua. A Palermo viene assegnata una simbolica “medaglia di mutilata”, la cerimonia è fissata per il 9 maggio a piazza Bologni. Ma sin dal mattino Radio Londra – la radio degli Alleati – invita la popolazione a disertare la cerimonia preannunciando una grande incursione aerea. Centinaia di bombardieri preparano l’apocalisse, che presto arriva.
Era il 9 di Maggio 1943 quando le bombe angloamericane distrussero Palermo…
Il 9 maggio 1943, 222 bombardieri scaricarono 1.114 ordigni da 227 chili: volavano troppo alto per la contraerea e fu il disastro. Il 9 maggio 1943 Palermo è la prima città in Italia a sperimentare il primo bombardamento a tappeto avvenuto in Italia. Nessuno dei suoi quartieri viene risparmiato. Il centro storico e monumentale è ridotto in macerie per effetto di ordigni incendiari come le bombe al fosforo che riprendevano a bruciare anche dopo spente. L’attacco Anglo-americano evita Capo Zafferano, dov’è concentrata la difesa antiaerea e bombarda l’aeroporto di Boccadifalco, mettendo fuori combattimento i settanta aerei parcheggiati sulla pista.
Alle 12,35 arrivano 222 bombardieri delle Fortezze volanti che provengono dall’Algeria seguiti da un secondo gruppo di altri 90 bombardieri scortati da 60 caccia bimotore. La contraerea reagisce, spara senza interruzione. Ma i bombardieri volano troppo in alto, vengono intercettati solo sulla via del ritorno: dopo che con 1.114 bombe da 500 libbre e altre 456 da 300 libbre hanno distrutto la città. Nella notte dello stesso 9 maggio, 23 bimotori Wellington gettano ancora 76 ordigni esplosivi sulle zone altamente edificate.
Palermo è ridotta in macerie senza più vie di comunicazione. È una città allo sbando, facile preda di sciacalli di ogni genere che a lungo avrebbero continuato a martoriarla.