Capitolo 5 – Promessa di nozze
Le spighe di grano ondeggiavano al sole su dolci colline inframezzate da piccoli avallamenti. L’aria era calda ed afosa in quel caldo giugno anticipazione di una estate torrida. Maria, non abituata alla canicola estiva dell’entroterra siciliano, aveva difficoltà di respiro.
Il clima della Costa occidentale della Sicilia, dove lei abitava era mitigato dalla brezza marina: però anche lì un paio di volte all’anno arrivava lo scirocco, il vento afoso di provenienza africana e quando succedeva, allora ci si richiudeva dentro le case, aspettando che passasse ed in effetti dopo un paio di giorno ritornava la frescura e tutto finiva lì. Ora invece, sotto il suo sguardo stupito, si snodavano campi di grano senza fine: interrotti qua e là da qualche casolare isolato.
La sua meta era Valledolmo, un paese dell’entroterra dove dove lei si sarebbe trasferita dopo il matrimonio con Mattia, il suo promesso sposo. Rosa e Teresa, le due sorelle maggiori l’accompagnavano nel viaggio che già dall’inizio si prefigurava per niente facile: erano su una corriera scassata, già un mezzo lusso in tempi di guerra: il mezzo requisito dai militari americani dopo lo sbarco era poi finito non si sa come in mano degli intrallazzatori, cioè dei contrabbandieri che gestivano il mercato nero con l’avallo e la protezione di Calogero Vizzini (il capomafia di Villalba che tutti chiamavano semplicemente don Calò), grazie al quale gli americani avevano trovata la strada spianata per il loro sbarco in Sicilia. In cambio dei suoi sevigi aveva l’esclusiva nel lucroso traffico delle derrate alimentari tra i paesi interni dell’isola e quelli popolosi della zona costiera.
Per Matteo, lo spasimante di Teresa che sin da prima della guerra si occupava di questo traffico, non era stato difficile trovare per le tre sorelle posto nella corriera. Viaggiare in treno sarebbe stato più rischioso, vuoi per l’affollamento sia perchè a volte i convogli venivano assaltati da bande di disperati.
Il mezzo procedeva a rilento per una strada sterrata tutta curve e Maria che non era abituata, cominciava a sentire i primi conati di vomito.
«Guarda sorellina che bei paesaggi!» – le disse Rosa che non sembrava avvertire per niente i sussulti di quel viaggio – «Non c’è solo grano, ci sono anche piantine di pomodoro siccagno, quello dolce che è buono per l’estratto, ma guarda… ci sono persino degli uliveti e qualche vigneto… li hai visti?»
«Ho altro per la testa» rispose Maria tutta abbuiata.
Rosa era un’appassionata di botanica, con gli anni avrebbe allargato questa sua passione mettendosi a coltivare nel giardino di casa specie esotiche e piante rare di cui le aveva parlato Totò, quel fratello giramondo che era riuscito ad espatriare prima dello scoppio della guerra evitando così di essere arruolato. Ogni tanto mandava delle cartoline da luoghi sempre diversi. In quegli anni le cartoline arrivavano dal Sud America, in particolare da un posto misterioso chiamato Amazzonia. In esse Totò scriveva di foreste impenetrabili allla luce del sole, attraversate dal fiume più lungo del mondo, chiamato Rio delle Amazzoni e raccontava che adesso si trovava in Sud America a fare l’esploratore, ma che poi avrebbe girato dei documentari, perchè era sicuro che in futuro sarebbe diventato un regista famoso.
Maria aveva raccolto in un album tutte le cartoline del fratello ed ogni volta che ne arrivava una nuova sognava ad occhi aperti: e girandola tra le dita le sembrava di poter viaggiare anche lei in quei luoghi sconosciuti.
Rosa amava la vita all’aria aperta, sapeva andare a cavallo ed in bicicletta, maneggiava con perizia la canoa e detestava il ballo perchè lo considerava un’attività in cui è sempre l’uomo a guidare la donna, cosa contraria al suo femminismo ante litteram. Spesso amici e cugini la chiamavano “maschiaccio”, appellativo che invece di offenderla la rendeva orgogliosa: in assenza dei maschi in famiglia, (il padre morto, il fratello lontano), non nascondeva per niente il desiderio di esser considerata il vero capofamiglia di casa, madre e sorelle comprese.
Anzi considerava una possibile minaccia l’intrusione di un maschio estraneo. Certo per un pò aveva accarezzato il progetto di far invaghire Matteo ma lui non aveva abboccato, scegliendo invece Teresa, la sorella maggiore. Rosa apparentemente aveva fatto finta di niente, ma le era rimasta inespressa una sorta di gelosia cieca per la sorella ed un rancore profondo verso di lui per il rifiuto. Teresa la lasciava fare, dal suo punto di vista non si sentiva in competizione con la sorella e sapeva che neanche per un attimo Matteo era stato attratto da lei. Per tacito accordo, in famiglia le due sorelle si erano divisi i compiti: Teresa si occupava della cura della casa e dei vestiti, Rosa delle faccende di fuori e delle numerose incombenze riguardanti la proprietà.
Maria invece, la piccolina, non aveva una sua personalità ben definita, si adattava alle esigenze delle sorelle, assecondando ora l’una ora l’altra, con una impercettibile preferenza per Rosa che sarebbe aumentata via via negli anni futuri. Come Rosa, apprezzava i fiori, ma solo quelli recisi perchè non amava stare a lungo nè in giardino nè tantomeno in campagna; a casa era la docile allieva di Teresa che le insegnava a fare decorazioni floreali e persino come coltivare i bonsai.
Maria aveva un carattere debole e suggestionabile e si lasciava dominare ora dall’una ora dall’altra sorella, però a livello emotivo aveva una certa preferenza per Rosa e questo nelle future vicissitudini della sua vita l’avebbe portata a scontrarsi frontalmente con il resto della famiglia. Affettivamente si sentiva molto legata, più delle sorelle, a Totò il fratello lontano da lei immaginato romanticamente come un cavaliere errante. Aveva imparato da Rosa ad andare in bicicletta ma stava attenta a tenersi alla larga dalle scorribande da cavallerizza di Rosa perchè aveva paura dell’ombrosità dei cavalli; Teresa le insegnava la cura degli abiti e i balli alla moda come il charleston, una ballo che impazzava in America negli anni ’20 e da lì era poi “sbarcato” in molti salotti bene palermitani.
Maria non era così salottiera come Teresa perchè pù timida e chiusa di carattere, ma anche se non amava frequentare spesso i salotti, tuttavia amava il ballo e le conversazioni leggere e poco impegnative. E proprio in una di quelle frequentazioni, grazie a Nino, allora fidanzato con Teresa, aveva conosciuto Mattia: per lei era stato subito un colpo di fulmine, un amore a prima vista, ricambiata ma non con la stessa intensità, da lui.
Mattia era un buon ballerino, un ottimo cavallerizzo; frequentava i migliori salotti della città ed era instancabile nel raccontare barzellette di ogni tipo, non sempre adatte alle ragazze di buona famiglia, il che procurava un brivido in più a Maria che essendo di suo timida ed introversa, quando stava con lui si sentiva audace ed alla page. Lo sport preferito di Mattia erano le donne: gli piacevano tutte, bionde o more faceva lo stesso, purchè formose. Maria gli era piaciuta fisicamente da subito: apprezzava i suoi seni prosperosi, lo sguardo ridente dei suoi occhi neri, la sua apparente timidezza che però si scioglieva istantaneamente quando ballavano insieme; il suo sorriso solare ed i fianchi larghi che ai suoi occhi rappresentavano una garanzia di una buona attitudine fisica per mettere mettere al mondo molti figli, e per lui, cresciuto in una famiglia di tre fratelli e una sorella, tutti molto legati tra loro, era impensabile il matrimonio senza il progetto di formare una famiglia altrettanto numerosa; tanto donnaiolo com’era non aveva bisogno di sposarsi per veder cascare ai suoi piedi tutte le donne che desiderava! Più frequentava Maria, più si convinceva che sarebbe stata lei la madre dei suoi futuri figli e già si immaginava, come un patriarca all’antica, amato e riverito non solo dai figli ma anche da numerosi nipoti.
Maria non aveva occhi che per il suo Mattia: aveva da subito perso la testa per quel suo corteggiatore così estroverso, a volte poco affidabile si, ma dalla battuta sempre pronta: era un ottimo affabulatore; certo era anche un inguaribile dongiovanni impenitente, ed era l’unico difetto che trovava in lui, ma dato che l’amore è cieco, lei era sicura che dopo il matrimonio col tempo e con il suo amore gli avrebbe fatto passare ogni desiderio di correre la cavallina al di fuori del matrimonio.
Mentre la corriera caracollava per la strada sterrata, diretta a Valledolmo che distava da Palermo c.ca 90km., le tre sorelle affrontavano quel viaggio con stati d’animo diversi e contrastanti: a Maria il tragitto sembrava interminabile a causa del mal di mare causato dagli scossoni della corriera e dalle curve della strada. Rosa era tutta eccitata per la novità di quel paesaggio, sabbia ed oro, qua e là interrotto dal giallo delle ginestre, dal verde di piccoli appezzamenti di ulivo, o dal bruno di qualche albero di carrube maestoso e solitario tra i campi. I colori di quel paesaggio, così diverso dal verde degli agrumeti della della Conca D’Oro le toglievano il respiro. Ma le mancavano gli odori: l’odore di salmastro della costa ed il profumo di zagara degli agrumeti.
Teresa al contrario si era semplicemente annoiata per un viaggio così lungo senza poter parlare con qualcuno perchè tra gli altri passeggeri, tutti piuttosto malmessi, non aveva trovato nessuno degno del suo interesse.
Quando finalmente scesero nella piazza del paese trovarono Mattia ad aspettarle. Alto e magro come un chiodo, aveva tuttavia una sua piacevolezza nell’aspetto: gli occhi erano scuri e mutevoli, accompagnava le parole con ampi gesti delle braccia e delle mani, quasi a voler abbracciare e racchiudere gli interlocutori nel suo mondo personale. Corse premuroso incontro a Maria:
«Tutto bene anima mia? Il viaggio è stato buono?» – In quei tempi anche il linguaggio amoroso era un pò ampolloso
«Per niente rispose lei quasi piangente. «Con tutte quelle curve mi sembrava di dover rimettere persino le budella!»
«Ma adesso sei qua, non ci pensare più, vedrai ti farò dimenticare tutto» rispose lui premuroso.
«A me il viaggio è piaciuto, era tutto nuovo! » -s’intromise Rosa – «Ci farai visitare la proprietà che sta attorno alla casa dove andrete ad abitare?»
Lui la guardò in tralice senza rispondere: aveva già notato la smania di protagonismo della futura cognata e non gli piaceva affatto. Per quella volta abbozzò facendo finta di niente: «Certamente, vi farò fare dei giri in lungo e largo per la campagna!» – esclamò ridendo. – In cuor suo dopo il matrimonio si era ripromesso di tenere Rosa il più possibile alla larga, contando anche sul fatto che avrebbero abitato in due zone diverse e distanti tra loro. Poi tornò a concentrarsi sulla sua amata: era quasi contento che il viaggio avesse avuto su Maria un effetto così disastroso perchè questo avrebbe frenato il suo desiderio, già espresso, di ritornare spesso in visita a casa sua con la scusa che la mamma era ancora in vita ma troppo anziana per quel viaggio, infatti era rimasta a casa.
Teresa era rimasta tutto il tempo silenziosa: aveva notato le schermaglie nascoste ma non la interessavano granchè come tutto quello che non riguardava direttamente la sua vita. I suoi pensieri in quei mesi erano focalizzati sul suo futuro con Matteo, l’uomo da cui era attratta e che aveva deciso di sposare seppur con molte incertezze: a volte pensando al suo matrimonio sentiva come se stesse programmando una partita alla roulette russa, il che non era certo un modo romantico di pensare alle sue future nozze! Ma per quanto cercasse di rimuoverla in un angolino della sua memoria c’era ancora l’immagine di Nino, il suo ex fidanzato palermitano partito volontario per il fronte e questo la faceva star male perchè cozzava contro la razionalità a cui aveva deciso di uniformare tutta la sua vita.
Adesso Maria si era calmata ed aveva ripreso a guardare il suo Mattia con gli occhi adoranti di sempre. Lui la condusse nella casa che avrebbero abitato una volta sposati. Era una grande masseria, situata appena fuori dal paese: aveva una parte bassa, con cucina, magazzini e stanze di servizio, al centro, un ampio cortile interno su cui si affacciva una grande sala; c’era anche un piano rialzato, per le stanze da letto ed altre stanze per gli ospiti.
Maria, un pò sgomenta dalla vastità della casa disse quasi parlando tra sè: « Ma come farò da sola ad occuparmi di tutto?»
«Certo che non sarai da sola! » rispose lui ridendo. Per un momento Maria si mise ad immaginare, o meglio a sognare che anche il resto della famiglia si sarebbe trasferito con lei, dopotutto la mamma era vedova …
« Per le faccende di casa avrai tutta la servitù che serve, non dimenticare che un esattore è un notabile in paesi come questi, così lontani dal capoluogo… anzi ora che ci penso ci servirà anche una cuoca» aggiunse non del tutto dlsinteressato perchè lui che era così magro era anche una buona forchetta, amava la carne e detestava le pietanze esclusivalente vegetali. Quelle poche volte che era stato invitato a pranzo aveva subito notato che senza l’intervento decisivo della cognata Teresa il cibo sarebbe stato quasi sempre quaresimale: spaghetti o maccheroni conditi con una salsa di pomodoro asprigno, ricotta salata, asparagi… L’unico lusso qualche frittata, sarde salate o polipi bolliti.
Teresa che invece era una buona cuoca si cimentava in intingoli sia di carne che pesce, primi piatti sfiziosi, ed alla fine, impreziosiva i pasti con dolci profumatissimi; sapeva fare il rosolio, tipico liquore da dessert che sapeva di rosa e cannella ed ancora buonissimi liquori con alloro o mandarino.
«Certo ci servirà anche una cuoca per i futuri ricevimenti.» concluse sicuro Mattia, abbracciando con lo sguardo Maria.
Lei non capì bene perchè dovessero dare tanti ricevimenti da aver bisogno di un cuoco, ma in quel momento sorvolò sulla questione senza approfondire. E poi qualsiasi cosa lui decidesse di fare, per lei sarebbe stata sempre ben fatta. Perchè l’amore si sa, rende ciechi e Maria era davvero molto innamorata.
Teresa rimase molto soddisfatta pensando all’agiatezza in cui avrebbe vissuto la sorella; Rosa invece già pregustava le sue scorribande nella vasta proprietà con il fermo proposito di essere ospite assidua dei due sposini.
Restava da fissare ancora la data del matrimonio, ma, cosa più importante, bisognava far rompere ogni indugio a Teresa perchè si decidesse ad accettare la proposta di matrimonio di Matteo, perchè era uso delle famiglie più agiate di allora che la sorella minore si sposasse dopo la maggiore se entrambe erano fidanzate.